GOLE DI TIBERIO

Gole di Tiberio

Sito Geopark UNESCO

Le Gole di Tiberio sono un sito Geopark riconosciuto dall’Unesco. Si trovano nel fiume Pollina, a 100 metri sul livello del mare, tra i comuni di San Mauro Castelverde e Castelbuono, nel Parco delle Madonie.
Le Gole prendono il nome dalla borgata di Tiberio, un casale nel comune di San Mauro Castelverde dalle nobili origini, oggi quasi disabitato, ma nel passato abitato da un centinaio di persone. Le Gole nel loro complesso sono lunghe circa 450 metri, alte circa 25 e profonde 8.
Le Gole di Tiberio sono un geosito del Parco delle Madonie (classificato come G4 nella relativa guida geologica) di rilevante interesse morfologico e paesaggistico. Le rocce calcaree si sono formate nel Triassico Superiore più di 200 milioni di anni fa, mentre il sollevamento delle rocce e la conseguente formazione della gola è avvenuta a partire dal Miocene, circa 23 milioni di anni fa. Il geosito è costituito da una gola fluvio-carsica incisa dal fiume Pollina in corrispondenza di rocce calcaree. Inoltre, lungo le pareti sono visibili morfologie legate all’azione fluviale e al carsismo.
Le gole non prendono il nome del fiume Pollina, dove si trovano, come accade per quasi tutti i canyon del mondo, ma dall’imperatore romano Tiberio. L’imperatore, successore di Augusto, regnò dal 14 al 37 d.C. e non visitò mai la Sicilia. Secondo la tradizione orale, le gole del fiume Pollina furono intitolate a Tiberio per due motivi: il suo amore per i luoghi d’acqua e la realizzazione sotto il suo impero di una stazione di posta lungo la via del grano che passava nei pressi del canyon.
Il fiume invece prende il nome dal piccolo centro madonita da cui sorge, Pollina, ed è il confine naturale tra la catena montuosa delle Madonie e quella dei Nebrodi. Il Pollina, fino al 1500 era chiamato Monalos , (dal greco monos:solo, unico - als: mare) poiché era l’unico fiume della zona ad essere navigabile fino a mare in alcuni periodi dell’anno. Il più grande geografo dell’antichità, Tolomeo, nella sua opera “Geographia”, completata nel 150 d.C., quando parla della zona delle Madonie, cita soltanto due fiumi, l’Himera e il Monalos, entrambi attraversati dalla via Valeria, che collegava Messina con Palermo.
Come in tutti i luoghi la cui natura sovrasta e domina l’uomo, le gole di Tiberio sono legate a numerose leggende e racconti popolari tramandati oralmente dalla gente del posto. Secondo una di queste, la zona finale delle gole, nonché la più stretta, sarebbe priva di fondo, un inghiottitoio sotterraneo profondo circa 10 km, si collega con il mar Tirreno. Nella tradizione locale, questa zona è chiamata u Miricu, l’ombelico, per questa sorta di cordone sotterraneo e misterioso che si estende fino al mare. Ancora oggi u Miricu incute paura e chiede rispetto ai visitatori. Gli anziani di San Mauro raccontano di persone scomparse in quella zona e mai ritrovate, di animali inghiottiti, di vortici d’acqua e di tante storie misteriose e spaventose avvenute in quel lembo di gola. Un’altra famosa leggenda è quella della truatura dei briganti. Gli anziani raccontano della presenza di una grotta all’interno delle gole, in cui è conservato il tesoro dei briganti. Questa grotta, oggi inaccessibile, fino alla fine dell’800 era frequentata abitualmente dai briganti maurini, che la utilizzavano come nascondiglio e luogo ideale per conservare i bottini. Si narra che in una di queste grotte vene conservato il tesoro dei briganti, “sporcato” dal brigante Cangelosi, che ferito in battaglia, cosparve lo scrigno di sangue, lanciando su di esso l’incantesimo della truatura. Per appropriarsene è necessario sciogliere l’incantesimo, che prevede l’uccisione di un uomo in quel luogo. Se questo non dovesse accadere, morirà il primo che toccherà il tesoro. Dal 2012 Madonie Outdoor, grazie ad un’intuizione Giovanni, uno dei soci fondatori dell’associazione, organizza le escursioni in gommone, che permettono al visitatore di immergersi in questa valle incantata.

Borgata di Tiberio

La borgata di Tiberio sorge a circa 10 chilometri dal mare e a 2 dalle gole di Tiberio, un canyon naturale di circa 400 metri, nel Parco Regionale delle Madonie. Le gole dal 2015 sono state riconosciute come sito Geopark dall’Unesco. Nel periodo romano la contrada di Tiberio era attraversata da una delle famose vie del grano che collegava l’entroterra dell’isola con il porto di Alesa (odierna Tusa), come testimoniato da Cicerone nella sua opera “Le Verrine”. Qui fu costruita, presumibilmente sotto l’impero di Tiberio, una mansio, una stazione di posta (sorta di albergo moderno), adibita al pernottamento ed al ristoro dei passanti e dei loro cavalli. Successivamente con l’arrivo dei Normanni in Sicilia, a partire dal 1200 la contrada di Tiberio entrò a far parte della contea dei Ventimiglia e rimase un feudo fino al 4 aprile del 1922, quando l’ultimo barone Luigi Fraccia di Favarotto, come risulta dall’atto di compravendita, lo vendette e il feudo fu diviso in quindici lotti acquistato da famiglie di San Mauro Castelverde. Il territorio di San Mauro fino ad inizio novecento era diviso in 23 feudi alcuni di proprietà del comune mentre altri, come quello di Tiberio, erano di proprietà dei Baroni e Marchesi. L’ex feudo di Tiberio si sviluppa su una zona collinare semi pianeggiante, ricca di acqua, ulivi secolari ed agrumi, questi ultimi presenti soprattutto lungo il fiume Pollina, che costeggia la contrada. La borgata si sviluppa su due vie parallele, nella parte centrale del borgo c’era la dimora del barone, la chiesa, e un grande frantoio per la spremitura delle olive. Mentre ai lati del corpo centrale del borgo c’erano le stalle e le abitazioni dai servi del barone. Secondo l’atto del 1922, i nuovi proprietari si divisero i terreni del feudo e le abitazioni, mentre rimasero comuni il frantoio, il bevaio e la relativa sorgente d’acqua, il lavatoio, il forno per fare il pane e la fornace (stazzuni in maurino) per cuocere i mattoni ad alta temperatura. Seppur in pessime condizioni, alcuni dei beni comuni sono ancora visibili all’interno del borgo.

Area attrezzata

Area attrezzata pubblica Tiberio

L’area attrezzata di fruizione pubblica Tiberio si trova nel territorio di San Mauro Castelverde ed è stata realizzata dall’Azienda demaniale della Regione Sicilia ed aperta al pubblico nell’estate 2012. Essa è gestita direttamente dal personale dell’Azienda Demaniale e si estende per più di un ettaro di uliveti secolari a ridosso del fiume Pollina. L’area presenta postazioni per arrostire , tavoli con posti a sedere, un pagliaio, un forno a legna, servizi igienici, uno spazio riservato ai cavalli e un parco giochi per bambini. Dall’area attrezzata si possono raggiungere le gole sia via fiume che seguendo la trazzera regia che si ricongiunge dopo un paio di chilometri con la strada provinciale 60 fino all’area attrezzata La Rocca. Da qui le gole si possono raggiungere con un comodo servizio navetta oppure scendendo la scalinata di 400 gradini. Tale scalinata ha dato origine alla famosa leggenda del mostro delle Gole. Verso la fine degli anni novanta del novecento, alle gole fu realizzata la famosa scalinata, che divenne la prima strada di accesso pubblica al sito. In quel periodo un animale misterioso, successivamente definito come mostro delle gole, spaventò per diversi giorni una mandria di mucche, che in quel momento si rifocillava nelle sue fresche acque. Il proprietario degli animali, accortosi che nella zona c’era qualcosa di misterioso, e nello stesso tempo spaventoso, chiese aiuto alle autorità competenti. Nei giorni seguenti il comune di San Mauro Castelverde organizzò alcune battute di caccia in cerca del mostro delle gole, alle quali parteciparono molte persone tra uomini della polizia municipale, carabinieri, personale dell’ufficio tecnico e tanti curiosi. Il maresciallo dei carabinieri dell’epoca dovette redigere un verbale e raccontò successivamente che in una di quelle battute il capo dell’ufficio tecnico sparò tre colpi in aria nella zona iniziale delle gole. Tutti pensarono che avesse colpito il mostro, ma a malincuore si accorsero che si trattava soltanto di un povero piccione. Dopo quella battuta, la ricerca del mostro fu sospesa, ma tutt’ora, quando si inizia il percorso delle gole, ci si sente continuamente osservati da una presenza misteriosa. Infatti, ancora oggi, all’inizio delle gole in una roccia a destra, è possibile ammirare u mostru dall’aspetto orrendo. Esso si presente con una grande bocca aperta dalla quale fuoriescono due denti, un naso relativamente piccolo e schiacciato, e con gli occhi deformati, il sinistro schiacciato e il destro aperto; la fronte è molto alta e sproporzionata. Nel suo complesso, il suo aspetto incute timore e nello stesso tempo sembra richiedere ai visitatori il massimo rispetto per i luoghi circostanti.

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Parco delle Madonie